martedì 20 agosto 2013

Tal Merigus


La storia dell’umanità è scandita, di tanto in tanto, dalla nascita di personaggi che per talento, capacità o azioni, sono diventati talmente famosi da essere conosciuti praticamente da tutti.
Chi tra noi può dire di non aver mai sentito parlare di Ercole e delle sue epiche 12 fatiche, oppure dell’invincibile Achille dal vulnerabile tallone, di Giulio Cesare che conquistò il mondo o di Hitler che stava per distruggerlo.
Tra questi un posto di tutto rilievo se l’è sicuramente guadagnato il temibile Tal Merigus che ha furoreggiato nelle afose terre della Val Padana tra il secondo e terzo millennio.
Quest’uomo è divenuto talmente famoso, in particolar modo per il suo carattere ombroso ed irascibile, che i genitori di oggi lo usano come spauracchio per intimorire i figli troppo indisciplinati.
Una volta, infatti, si diceva: “Fate i bravi che sennò arriva il vecchio col sacco”; oggi, invece, la nuova moda è: “Zitti altrimenti chiamo Tal Merigus!!!”
Gli aneddoti sul suo conto si sprecano ed è praticamente impossibile riassumere in poche righe tutti gli aspetti del suo carattere e della sua personalità. Cercheremo, quindi, di analizzare unicamente gli elementi principali che hanno contraddistinto la sua lunghissima esistenza.
La prima cosa che salta all'occhio di chi lo ha conosciuto da vicino è la netta contrapposizione tra il suo amore per gli animali ed il disprezzo per gli esseri umani.
Ad esempio, qualche anno fa la figlia, che aveva appena scoperto di essere in dolce attesa del secondogenito (nonché quarto nipote del Merigus), andò dal padre tutta contenta per portargli la lieta notizia.
Lui, senza batter ciglio, esclamò: “Era meglio se portavi a casa un altro gatto.”
Un giorno al suo amico Bedu, anch'egli innamorato degli animali e dei cani in particolare, disse, con tono leggermente ironico:
“Dicono che i gatti siano più intelligenti dei cani.”
Ma Bedu, che aveva sempre la battuta pronta, gli rispose:
“Più intelligenti dei cani non so, ma di te sicuro!”
Restando sempre in tema di figli e di disprezzo per gli esseri umani, tanti anni fa la moglie (santa donna) gli chiese di occuparsi un po’ del primogenito Giagio, che all'epoca aveva poco più di un anno. Lui prese il figlio fingendo entusiasmo e buone intenzioni e, per renderlo partecipe anche della sua vita lavorativa, lo portò con sé, sul posto di lavoro.
Ma Merigus faceva l’elettricista, doveva aggiustare un’antenna e quindi salire sopra un tetto. Legò, perciò, il bambino al comignolo, inizialmente all'ombra, ma poiché rimase li per diverse ore alla fine della giornata il sole era girato ed il piccolo completamente ustionato.
Ed i segni, soprattutto psicologici, sul Giagio sono visibili ancora oggi.
Pare anche che nel testamento abbia lasciato scritto che alla sua morte (prevista intorno all'anno 2124) una piccolissima parte della sua smisurata eredità dovrà essere utilizzata per erigere una statua che lo raffiguri con un gatto sulla spalla ed una bandiera della Juve nella mano.
Ed arriviamo, perciò, al secondo grande amore della sua vita.
I figli? No.
La Moglie? No.
I parenti o gli amici? No.
La Juve, ovviamente!
Però, essendo lui una persona molto timida, non può ammettere questa sua dipendenza psico-fisica tanto che la sua frase più famosa in merito è:
“Me ag dò d’asè a la Juve, l’am dà mia da mangià!”
Eppure pare che, nel 2006, quando la Vecchia Signora fu retrocessa in SERIE B (serie b, serie b, serie b, serie b, serie b, serie b, serie b, serie b,) fu visto aggirarsi sotto casa di Moratti con un fucile a pompa in mano.
Anche il suo tatto e le sue buone maniere sono ormai divenute proverbiali. Si vanta spesso, infatti, di dire sempre la verità anche se questa può non piacere ai suoi interlocutori e dice di essere “brutto ma sincero” (soprattutto brutto, diremmo noi).
Un giorno, al mercato, incontra una collega del genero, in divisa.
La vigilessa portava la gonna di ordinanza prevista per gli operatori di sesso femminile ed il gentile Merigus, con la sua proverbiale delicatezza, le fa:
“Hai due belle gambe, sembri un terzino!!!” 
......(e poi dicono che le vigilesse son cattive)....
Un’altra volta, a casa della figlia, arriva un’amica con una bimba piccola e lui, bello sorridente, commenta:
“Sembra un bambino vestito da femmina.”
Come tutti i personaggi famosi può fregiarsi, con orgoglio, di diversi soprannomi; uno di questi è “Urtiga” sicuramente dovuto ai suoi modi gentili e delicati.
Ma il più usato è sicuramente “Bega” (con le variabili Bigon e Bigasa) sul cui significato forse è meglio non farsi troppe domande.
L’unico in grado di tenergli testa pare essere l’ultimo arrivato in famiglia, il piccolo ma pestifero Simone.
Un giorno Tal Merigus lo va a trovare a casa mentre i genitori non ci sono ed il fratello grande sta dormendo (strano). Il caro nonno suona al videocitofono e sente la vocina tenera ma ingannevole di Simone che gli risponde:
“Chi è?”
“Sono il nonno, aprimi.”
“Non posso, il papà mi ha detto di non aprire agli sconosciuti.”
“Ma io sono tuo nonno quindi mi conosci”
“Si ma potresti essere un ladro travestito da nonno!!!”

Clic, conversazione finita e porta chiusa.
…. e così spiega anche perché avrebbe preferito un gatto al suo posto….
Per concludere vogliamo, però, ricordare il vero eroe di questa storia, l’unica persona nella storia dell’umanità ad essere in odor di Santità seppure ancora in vita, un essere umano con valori e virtù da sfiorare il soprannaturale.
No, non si tratta di Tal Merigus. Parliamo della ROSANNA!!!

E quindi, un mondo di auguri ad Amerigo per i suoi splendidi 80 anni ed un grosso in bocca al lupo anche per la Rosy che dovrà sopportarlo sicuramente ancora per un’eternità.


Nessun commento:

Posta un commento